Il Collegio Bandinelli
Un progetto educativo – Il Collegio Bandinelli prende il nome da un ricco mercante fiorentino, Bartolomeo Bandinelli che, giunto a Roma tra la fine del XVI secolo e gli inizi di quello successivo, decise di stabilirvisi intraprendendo l’attività di fornaio.
Nel 1594 divenne confratello dell’Arciconfraternita di San Giovanni Decollato, alla quale decise di lasciare tutto il suo patrimonio con testamento rogato il 5 maggio 1617 dal notaio capitolino Quintiliano Gargari, perché istituisse un collegio destinato a dodici giovani studenti figlioli di fratelli di detta compagnia heredi.
Alla morte del Bandinelli, il 19 settembre 1617, la Confraternita entrò in possesso di un’eredità che ben presto si sarebbe dimostrata estremamente impegnativa.
Il testatore stabilì che con i denari che lasciava si acquistassero beni immobili e luoghi di monte affinché, con le riscossioni delle pigioni e dei frutti a loro volta reinvestiti, si potesse accrescere il capitale iniziale fino a ricavarne una somma sufficiente a garantire il mantenimento degli alunni. Chiese inoltre di essere sepolto nella chiesa di San Gregorio al Celio e che si celebrassero ogni anno alcune messe in suo suffragio.
Si dovettero attendere circa 60 anni per l’apertura del collegio, come testimonia la lastra marmorea affissa nell’androne dello stabile di via Giulia 81, acquistato dall’Arciconfraternita nel 1674 ad uso del medesimo.
Nel 1678 ne fu ufficializzata l’imminente apertura. I destinatari erano dodici giovani di età non superiore ai 15 anni, figli di confratelli sudditi del Serenissimo Granduca di Toscana tanto di Firenze, quanto di ogn’altra città, o terra dello Stato vecchio.
Perché i giovani potessero godere di momenti di riposo, in epoca successiva, monsignor Pier Francesco Foggini di Firenze donò con istrumento 22 maggio 1783 rogato dal notaio del consolato fiorentino Francesco Caraffa, un casolare a Marino.
Il Collegio Bandinelli godeva di un’amministrazione interna affidata a del personale estraneo all’Arciconfraternita ed assunto per garantire il buon andamento dell’istituto scolastico; di un’amministrazione esterna svolta dai confratelli, che ne controllavano soprattutto la gestione economica.
Il rettore era il responsabile dell’istituto, nominato dai confratelli in congregazione segreta, al quale erano affidate diverse incombenze, quali l’aggiornamento dei registri degli alunni, con l’indicazione del giorno d’ingresso e di uscita e la registrazione dei giornali delle entrate e delle uscite. Si avvaleva della collaborazione di un vice rettore, che all’esigenza ne faceva le veci e di un prefetto, incaricato di vigilare sul comportamento e quindi sull’ordine dell’istituto.
Il personale interno prevedeva professori, inservienti, camerieri, un cuoco, un parrucchiere e un medico.
Il Collegio Bandinelli, come già detto, aprì ufficialmente le porte il 1 novembre 1678, ma il suo capitale non fu mai ricco, tanto che l’Arciconfraternita si trovò costretta più volte a soccorrerlo con le proprie rendite. Ben presto l’insussistenza economica si dimostrò palese tanto che il Collegio fu costretto a diverse chiusure durante tutto l’arco del 1700 e del 1800.
Il 9 marzo 1928 la commissione amministrativa dell’Arciconfraternita nominava una commissione speciale con il compito di esaminare le diverse possibilità di riaprire il Collegio. Si analizzò l’ipotesi di fonderlo con il Collegio Ghislieri. In alternativa, si pensò di affidarne la gestione ad un Ordine monastico che si fosse già distinto nell’educazione giovanile, come quello dei Padri Barnabiti o degli Scolopi, che però non si dimostrarono disponibili. Chiesero infine alla Sovrintendenza ai Monumenti l’autorizzazione di rialzare un piano sopra l’oratorio, per potervi trasferire il collegio, in modo da ridurre le spese di amministrazione e di culto.
Il progetto fu però bocciato.
Attualmente, e malgrado le difficoltà, le volontà del fornaio Bandinelli continuano ad essere rispettate, seppur in modo diverso, attraverso un servizio di dopo scuola offerto ad alcuni studenti; parimenti riconoscono a giovani meritevoli, ma con poche possibilità economiche, un contributo per il pagamento delle rette scolastiche o universitarie.
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