“Protesta da farsi da un condannato a morte poco prima di morire”

L’atto finale dell’attività sofferta dei confortatori per redimere il condannato a morte  e rassegnarlo alla morte, è rappresentato da una attestazione di devozione del pentito:

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen.

Io N. protesto avanti Dio, e tutta la Corte Celeste, e Voi presenti, che Dio è uno nell’essenza, e Trino nelle Persone che Gesù Cristo suo Figliuolo prese carne umana, morì per noi in croce, risuscitò, salì al cielo, e che quando i morti risusciteranno sarà il nostro Giudice per dare ai buoni il Paradiso, ed ai cattivi l’Inferno; e protesto di credere generalmente quanto la Santa Chiesa ci propone da credere, e che nel suo seno intendo di morire. Per essere Dio somma bontà, e perchè lo amo sopra ogni cosa mi pento e mi dolgo di averlo offeso, ma spero nei meriti di Gesù Cristo il perdono de miei peccati, in soddisfazione dei quali accetto volentieri la morte. Amo ancora il Prossimo mio, e perciò perdono tutti quelli, i quali possono avermi offeso, e dimando perdono a chiunque avessi offeso. Raccomando l’Anima mia nelle Santissime braccia di Dio, e lo supplico, che non mi faccia vincere dalle tentazioni, quali propongo, e protesto dal canto mio di cacciare. Così sia.

Preghiera ai Santi Angeli. Angeli Santi Custodi […] lo zelo della vostra carità verso Noi con l’Angelo Custode di N. per custodirlo, e liberarlo al punto della morte dalle tentazioni del Demonio, implorando perciò misericordia da Dio, e l’intercessione della Beatissima Vergine. Un Pater et Ave.

Seguiva l’esecuzione della pena capitale.

Nel XVIII secolo, l’archivista Guido Bottari registrò nella Rubricella generale de giornali della Venerabile Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato dall’anno 1499 all’anno [1870]  un repertorio dei giustiziati. Si  trattava essenzialmente di una rubrica alfabetica dei condannati a morte, nella quale in ordine cronologico indicava il tipo e il luogo dell’esecuzione.

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